COS’È?
Il Monkeypox, vaiolo delle scimmie, è un’infezione zoonotica (trasmessa dagli animali all’uomo) causata da un virus a DNA a doppio filamento che appartiene al genere Orthopoxvirus della stessa famiglia del vaiolo (Poxviridae) ma che si differenzia da questo per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca. Da maggio 2022 si è presentata in diversi focolai negli USA e in Europa. Attualmente è presente anche in Italia su tutto il territorio. È un’infezione di origine virale.
QUALI SONO I SINTOMI?
I sintomi più caratteristici all’esordio sono febbre (talvolta anche molto alta), astenia, dolori muscolari, cefalea e un ingrossamento delle ghiandole (linfonodi) soprattutto del collo, delle ascelle e/o dell’inguine.
Le lesioni sulla pelle sono variabili: si possono trovare macchie, bolle, vescicole, le quali possono eventualmente ulcerarsi e diventare croste. È possibile anche trovare lesioni di diverso tipo in una stessa persona. Il numero, le dimensioni e la localizzazione possono variare e possono essere scambiate per altre IST, punture d’insetto, peli incarniti o semplici brufoli. Generalmente si concentrano nelle zone più esposte sessualmente (zona genitale, perianale o in bocca).
Generalmente i sintomi durano dalle due alle quattro settimane.
Quando questi sintomi sono più severi possono richiedere il ricovero: principalmente per la gestione del dolore (soprattutto quando le lesioni sono anorettali), per sovrainfezioni dei tessuti molli o per motivi di isolamento. Meno frequenti sono le faringiti (con difficoltà a mangiare e bere) e le lesioni oculari. Le complicanze gravi, come epiglottite, miocardite e insufficienza renale acuta, sono molto rare. In letteratura, nei paesi endemici, viene riportata una mortalità che varia dall’1% al 10%.
COME SI TRASMETTE?
La via di trasmissione principale sono i rapporti sessuali, o per contatto diretto con le lesioni della pelle o delle mucose (bolle, ulcere, pustole, afte) o con oggetti che siano stati a contatto diretto con queste lesioni (come vestiti, lenzuola o asciugamani). In letteratura si parla anche di trasmissione tramite goccioline respiratorie e verticale madre-figlio.
La letteratura scientifica non ha mai dimostrato che le persone asintomatiche siano contagiose. Però le lesioni cutanee vengono spesso confuse per altre problematiche, quindi può succedere di fare sesso anche quando si è già infettivə, sottovalutando quelli che sembrano semplici foruncoli, ed essere contagiosə senza averne consapevolezza.
PERIODO DI INCUBAZIONE
Il tempo di incubazione, ossia il periodo fra l’infezione e l’insorgenza dei sintomi, è tra i 5 e i 21 giorni.
COME SI FA DIAGNOSI?
Per la diagnosi è necessario prelevare il materiale all’interno delle lesioni cutanee (tramite un tampone) e/o frammenti delle lesioni stesse ed eseguire su di essi un test molecolare di amplificazione dell’acido nucleico (NAAT, come la PCR). Soprattutto nella fase iniziale, in assenza di lesioni cutanee, è possibile eseguire un tampone oro-faringeo. Altri campioni che è possibile analizzare sono: sangue, urina, saliva, liquido seminale e tamponi rettali o genitali.
I test sierologici, che rilevano gli anticorpi IgM e IgG contro il virus, da soli non sono sufficienti per porre diagnosi ma possono essere utili in caso di risultati dubbi dei test molecolari.
COSA FARE IN CASO DI CONTATTO CON UN CASO ACCERTATO?
Si considera contatto di un caso di Monkeypox ogni persona che, durante il periodo di infettività, abbia avuto:
– un contatto fisico diretto pelle a pelle, inclusi i contatti sessuali;
– un contatto con materiali contaminati (indumenti, lenzuola, asciugamani etc.) oppure con materiale disperso da materiali contaminati (ad es. durante le pulizie, sbattendo le lenzuola etc.);
– una esposizione respiratoria diretta faccia a faccia oppure indiretta, cioè possibile inalazione, o esposizione della mucosa oculare a materiale lesionale (croste etc.) di una persona infetta.
Sono contatti anche gli operatori sanitari potenzialmente esposti in assenza di adeguati DPI (Dispositivi di Protezione Individuale).
Il periodo di infettività va dall’insorgenza dei sintomi (lesioni cutanee e/o sintomi sistemici come la febbre) fino alla caduta delle croste di tutte le lesioni e la formazione di nuova pelle. Per i contatti sessuali, il periodo di infettività include anche i 21 giorni precedenti l’insorgenza dei sintomi.
Ai contatti stretti si raccomanda quindi, per i 21 giorni successivi all’ultima esposizione, di:
– fare auto-monitoraggio dei propri sintomi, misurando la febbre almeno due volte al giorno e controllando l’insorgenza di lesioni cutanee e/o altri sintomi sistemici;
– praticare un’attenta igiene delle mani e respiratoria;
– evitare contatti stretti, specialmente con persone immunocompromesse, bambini sotto i dodici anni, persone in gravidanza, animali (anche domestici);
– evitare di donare organi, tessuti o cellule (incluso il sangue, il latte materno o lo sperma).
Per i contatti stretti e asintomatici non è necessaria la quarantena, quindi è possibile continuare ad andare a lavoro, a scuola/università e in altri luoghi sociali.
Ai contatti a basso rischio, invece, si raccomanda di praticare un’attenta igiene delle mani e respiratoria, di auto-monitorare i propri sintomi per i 21 giorni successivi all’ultima esposizione e di contattare il proprio medico o un centro IST se sviluppano sintomi.
COSA FARE SE PRESENTO SINTOMI?
Se hai bolle, ulcere, pustole o afte in qualunque parte del corpo, febbre, linfonodi ingrossati, fastidi o dolore nel canale anale o hai avuto contatto sessuale con una persona che è risultata poi positiva al vaiolo delle scimmie, contatta il tuo medico oppure recati a uno dei centri IST cittadini per un controllo.
CHI CONTATTARE [N.D.R]
.Inoltre, dal momento della diagnosi fino alla caduta delle croste di tutte le lesioni e la formazione di nuova pelle, dovrai:
- rimanere in isolamento a casa in una stanza dedicata ed uscendo solo temporaneamente (per visite mediche e/o per fare esercizio fisico fondamentale per la propria stabilità mentale) indossando una mascherina chirurgica e coprendo le lesioni cutanee (vestiti con maniche e pantaloni lunghi);
- utilizzare oggetti domestici (vestiti, lenzuola, asciugamani, stoviglie etc.) dedicati e non condivisi;
- disinfettare le superfici utilizzando soluzioni di ipoclorito di sodio allo 0,5% (candeggina diluita) o altro disinfettante con proprietà virucide e lavare indumenti e biancheria a cicli di 60°C, inoltre la pulizia degli ambienti, degli indumenti e della biancheria deve essere eseguita con cura per evitare la sospensione di materiale infettivo nell’aria;
- evitare il contatto con persone immunocompromesse e contatti stretti o intimi, inclusa l’attività sessuale, con altre persone;
- evitare il contatto con qualsiasi mammifero da compagnia, in particolare roditori e lagomorfi, e segnalare alle autorità veterinarie eventuali contatti recenti;
- provvedere ad un’accurata igiene delle mani e respiratoria, utilizzando una mascherina chirurgica in caso di contatto con altre persone;
- raccogliere tutti i tuoi rifiuti in un unico sacco, facendo particolare attenzione agli oggetti taglienti e ai materiali venuti a contatto con le lesioni cutanee o i fluidi corporei, utilizzando guanti monouso e infilando il primo sacco in un secondo sacco per prevenire eventuali rotture.
Per una maggior precauzione l’OMS suggerisce a chi ha avuto un’infezione da Monkeypox di utilizzare sistemi barriera nei rapporti sessuali per almeno 12 settimane dopo la guarigione, finché non si saprà di più sui livelli del virus e sulla potenziale infettività. Tuttavia non è stato ancora accertato se dopo la guarigione mucose e fluidi corporei (sperma e liquidi vaginali) siano in grado di diffondere il virus e in che modalità.
ESISTONO DEI FARMACI CONTRO IL MONKEYPOX?
In Europa raramente è necessario ricorrere a farmaci specifici per la gestione dell’infezione da Monkeypox. Attualmente è disponibile il tecovirimat, un farmaco in compresse da assumere due volte al giorno per quattordici giorni. In casi rari può essere utilizzato il cidofovir, un farmaco in flebo da fare ogni due settimane.
Infine, si possono trasfondere immunoglobuline vacciniche.
ESISTE UN VACCINO?
È stata recentemente autorizzata la distribuzione temporanea di MVA-BN (Modified Vaccinia Ankara – Bavarian Nordic, nome commerciale Jynneos/Imvanex), un virus vaccinico vivo Ankara modificato, non replicante, da somministrare in due dosi a distanza di quattro settimane.
Al momento si esclude la necessità di una campagna vaccinale di massa. Tenendo conto dell’attuale scenario epidemico e della limitata disponibilità di dosi, le prime categorie a maggiore incidenza a cui verrà offerta la vaccinazione sono;
- personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus;
- persone maggiorenni gay, transgender, bisessuali e altri MSM che rientrano in almeno uno dei seguenti criteri di rischio:
1) storia recente (ultimi tre mesi) con più partner sessuali;
2) partecipazione a eventi di sesso di gruppo;
3) partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune;
4) recente IST (almeno un episodio nell’ultimo anno);
5) abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (chemsex).
I centri IST e i checkpoint possono individuare fra i propri utenti le persone a più alto rischio utilizzando anche indicatori di comportamento simili a quelli utilizzati per la prescrizione della PrEP.
Non è ancora stato dimostrato se e quanto la “vecchia” vaccinazione antivaiolosa, obbligatoria fino agli anni ‘70, sia protettiva nei confronti di Monkeypox. Tuttavia, chi in passato ha ricevuto il vaccino contro il vaiolo oppure chi ha concluso il ciclo vaccinale di due dosi di MVA-BN riceverà una sola dose di richiamo.
Le persone già risultate infette da Monkeypox non dovranno effettuare il vaccino: l’infezione naturale fornisce già un’adeguata protezione.
Non esistono ancora dati certi né sull’efficacia (alcuni vecchi studi suggeriscono l’85% di protezione dal Monkeypox, ma non si riferiscono allo scenario attuale) né sui correlati immunologici di protezione (ossia il titolo anticorpale necessario per prevenire l’infezione o la malattia, quindi qualunque test sierologico successivo alla vaccinazione non ha alcuna utilità in questo senso). Sono in corso studi sull’efficacia nella profilassi post-esposizione, ossia nel prevenire la malattia in chi è stato esposto.
N.B.: Il vaccino MVA-BN (Jynneos/Imvanex) viene iniettato nella spalla come un qualunque altro vaccino, SENZA lasciare cicatrici (a differenza del vecchio vaccino contro il vaiolo). Anche gli effetti collaterali sono generalmente limitati e ben tollerati.
Inoltre il vaccino deve essere conservato in congelatore e poi scongelato poco prima dell’iniezione: è quindi importante rispettare eventuali orari di prenotazione per evitare che la fiala vada buttata.
Attualmente la disponibilità di dosi vaccinali è molto limitata: in tutta Italia sono disponibili 5300 dosi di cui 2000 in Lombardia, 1200 in Lazio, 600 in Emilia-Romagna e 400 in Veneto. Nella seconda metà di agosto arriveranno ulteriori dosi, fino a raggiungere una disponibilità di 16000 dosi nazionali.
Ecco come fare se vuoi accedere alla vaccinazione presso INMI Spallanzani: clicca qui
aggiornato al 24/09/2022_tratto da https://healthypeers.it/ist/monkeypox/